martedì 18 maggio 2010

Dall'auto blu alla casa blu


Privilegi, prebende e soprattutto voglia di elevarsi al di sopra dell’umile “volgo” dal quale, in larghissima parte, provengono e che, tramite il suo voto, garantisce loro di poter mantenere le posizioni acquisite. E’ questo, in sostanza, ciò che Noi popolo (o popolino) imputiamo alla attuale classe dirigente italiana e che, lo possiamo dire, ci fa veramente uscire dai gangheri.
Le istituzioni, è giusto, hanno la necessità di mantenere un determinato decoro e, di conseguenza, un determinato status; siamo l’Italia, una delle maggiori potenze industriali mondiali e non possiamo certo presentarci con un basso profilo di maniera che apparirebbe soltanto come un inutile esercizio di snobismo. Perciò capiamo e rispettiamo le spese di rappresentanza per il Quirinale, il Governo ed il Parlamento come le auto blu che, è vero,  sono tante, forse troppe, ma sono altre le cose dove sarebbe più utile e proficuo andare a risparmiare (vero Enti Inutili?).
Il problema percepito dagli elettori, però, non è tanto quello della reale incidenza sul bilancio dello Stato dei vari benefit concessi a chi ha l’onore di servire e rappresentare il popolo, quanto la spinta, dettata probabilmente da qualche celato complesso d’inferiorità, ad elevare la propria posizione sociale fino al livello delle frequentazioni che inevitabilmente un politico, specie se con incarichi di Governo, ha modo di avere.
Per essere più chiari: è raro trovare nel Parlamento italiano (per non parlare delle Regioni e delle Province) fior d’imprenditori, grandi industriali che scelgono di togliere molto tempo alle loro attività per dedicarlo all’amministrazione della “cosa pubblica”, il più famoso di tutti è, ovviamente l’attuale Presidente del Consiglio Berlusconi, ma non è certo in grande compagnia. I nostri politici sono quindi, per larga parte, persone comuni che provengono dalla fascia media della popolazione, ed è normale che sia così non foss’altro perché è quella numericamente più rappresentativa. Abbiamo perciò così, nel pieno rispetto dei valori della democrazia, un comune cittadino che, grazie alle sua qualità, riesce ad occupare un dicastero dal quale indirizzare e guidare lo sviluppo della Nazione. Almeno così dovrebbe essere, ma questo è un altro discorso.
Un Ministro della Repubblica si trova così inserito, come dicevamo, negli ambienti più alti della finanza, dell’industria, dell’imprenditoria e della burocrazia italiana, cosa buona e giusta se si rammenta sempre il ruolo grazie al quale questo accade, che è un ruolo istituzionale di rappresentanza che è inevitabilmente a termine.
Ed è qui che sorgono i problemi. Il nostro comune cittadino-Ministro tende ad abituarsi in fretta a queste frequentazioni e, sia durante l’espletamento del suo mandato che soprattutto al termine, cerca in ogni modo di non risultare una “nota stonata” e quindi di omogeneizzarsi agli ambienti dell’ upper class. Il manager “X” abita in una delle zone più chic di Roma? Il Nostro si sentirebbe in imbarazzo ad abitare in periferia, perciò comincia a vagliare tutte le ipotesi per acquistare un appartamento di lusso.
Ora, le indennità percepite dai parlamentari italiani ed ancor più dai ministri sono tra le più alte d’Europa è vero, ma nonostante farebbero ben più che gola alla maggior parte dei cittadini italiani, esse non sarebbero comunque sufficienti all’acquisto di case nel centro storico, di barche e per le quote d’iscrizione ai circoli più esclusivi; tanto più che questi compensi sono generalmente di durata limitata, infatti un ministro confermato per due legislature (10 anni) potrebbe, a buon diritto, considerarsi miracolato.
E allora, come conciliare le velleità di scalata sociale con un budget di tutto rispetto ma comunque inadeguato a sostenere spese da ricchi? Si fa come facciamo un po’ tutti – non facciamo le verginelle – ovvero si ricorre ad “aiutini” e favori. Nella forma non c’è nulla di strano, è prassi di ogni ambiente, ma nella sostanza le cose cambiano, e molto.
Se infatti un medico libero professionista che ha deciso di ripitturare la casa si rivolge ad un suo amico imbianchino ed in cambio dello sconto non gli farà pagare una visita per la figlia, siamo nelle normali cortesie che si applicano ai rapporti personali e professionali, perciò nulla di strano. Il “mestiere” del politico, però, è l’unico dove questa regola così d’uso comune non può e non deve essere applicata, per il banale ed ovvio motivo che i favori che, ad esempio, un Ministro può concedere non sono “a proprie spese” ma a spese della collettività. Si commette quindi un illecito.
Il fatto che spesso sia stato così in passato non cambia la sostanza; oltretutto non possiamo dire di trovarci davanti ad una nuova Tangentopoli, giacché qui i favori non sono destinati a qualsivoglia partito ma esclusivamente alla persona che li riceve, e questo fa capire come, anche nell’illecito, buona parte  dell’attuale classe dirigente non perda occasione di dimostrare la sua piccolezza.
Bisogna agire con tempestività ed eliminare le mele marce che rischiano di guastare il resto del raccolto. E’ confortante in quest’ottica come il Presidente Berlusconi abbia tenuto a precisare che non vi saranno “difese d’ufficio” per nessuno, e che chi ha sbagliato pagherà senza sconti qualora si sia accertata la sua colpevolezza.
Il ricambio generazionale della politica non dovrebbe passare tramite le aule di tribunale (soprattutto perché è già successo e con scarsi risultati), ma alcuni comportamenti non possono essere tollerati.

sabato 1 maggio 2010

COSA SONO: FANTASMI?

Finalmente in Belgio il primo decreto legge che segna un passo avanti nella difesa dei diritti delle donne.

Nel decreto legge belga non si fa esplicito riferimento alle donne islamiche ma a chiunque frequenti locali ed edifici pubblici coperto da un velo che renda impossibile il riconoscimento, la sanzione è lieve ( circa 25 Euro e al massimo 7 giorni di reclusione) ma altamente simbolica. L'Europa reagisce finalmente e siamo contenti che si cominci proprio dal salvaguardare i diritti inviolabili delle donne.
Perchè questo titolo: perchè il fantasma nel nostro immaginario è un'entità che vive in una dimensione parallela, fatto di una sostanza non percepibile di cui si avverte solo la presenza ma con cui è impossibile stabilire un contatto. Pensate solo un attimo di incontrare nelle vostre attività quotidiane donne completamente coperte da capo a piedi con una griglia all'altezza degli occhi, pensate di incontrarle al supermercato, alla posta, all'uscita di scuole, il primo segnale che incosciamente arriva ad ognuno di noi è l'impossibilità di instaurare un interscambio umano con questa donna perchè la simbologia del velo rappresenta una chiusura  in una dimensione vietata al mondo esterno. Ed è proprio questo il messaggio che il marito o il padre di quella donna-fantasma vuol far capire al resto della comunità, un velo a coprire una proprietà, un velo che lede profondamente la dignità di ogni donna costretta a coprire il proprio volto. La specie umana è fatta per relazionarsi con i propri simili, questo comportamento è alla base della società, a queste donne è VIETATO DI ESISTERE!
Perciò giustificazioni che arrivano anche e soprattutto da un certo tipo di politica e giornalismo radical chic che sostengono che il nostro Paese debba accogliere ogni tipo di persona così come è, con i loro usi e costumi perchè cercare di "cambiarli" è un atto di grave superbia intellettuale, sono molto lontani dal concetto di integrazione tra popoli. 
L'auspicio è che anche in Italia arrivi prestouna legge del genere nel rispetto di una corsa al rispetto dei diritti umani.

M.G: